Quando un’azienda deve rinnovare la propria infrastruttura IT, prima o poi si confronta con una domanda: conviene puntare tutto sul multicloud o investire nell’edge computing? Non esiste una risposta universale. Tutto dipende dai requisiti, dagli obiettivi e dal contesto operativo.
Questo articolo propone una guida per capire le differenze, valutare i pro e i contro, e prendere una decisione ponderata.
Cos’è il multicloud e cos’è l’edge
Prima di tutto, define i termini.
- Multicloud significa usare più provider di cloud contemporaneamente. Azienda può distribuire carichi di lavoro su AWS, Google Cloud, Azure, magari anche su cloud regionali o privati. Questo approccio offre flessibilità: ogni workload può stare dove funziona meglio.
- Edge computing porta elaborazione, storage e analisi più vicino all’origine dei dati — dispositivi, sensori, macchine. L’obiettivo è ridurre latenza, migliorare risposta, diminuire il traffico verso il cloud centrale.
Quando il multicloud è la scelta migliore
Multicloud si rivela utile se:
- l’azienda opera in più regioni geografiche o ha utenti sparsi globalmente. In quel caso, usare provider cloud vicini agli utenti può migliorare prestazioni e latenza.
- si devono rispettare normative sulla localizzazione dei dati o sulla privacy. Per esempio, alcune leggi richiedono che i dati restino in certi paesi. Con un multicloud, si scelgono provider conformi alle normative locali.
- si vuole evitare il vendor lock-in, ossia dipendere da un solo provider. Multicloud dà libertà di cambiare, confrontare costi o prestazioni.
- serve alta disponibilità e continuità operativa anche in caso di problemi su un provider. Distribuire su più cloud riduce rischi di downtime.
Quando l’edge conviene davvero
Edge è la strada giusta se:
- l’applicazione richiede latenza bassissima. Ad esempio, automazione industriale, sistemi real-time, dispositivi IoT critici. Elaborare vicino alla fonte riduce i tempi.
- il traffico dati verso il cloud sarebbe troppo costoso o inefficiente. Edge permette di filtrare o processare localmente e inviare solo ciò che serve.
- la connettività è intermittente o poco affidabile. Se i dispositivi possono operare senza essere sempre connessi al cloud centrale, l’edge garantisce maggiore resilienza.
- la privacy e la sovranità dei dati sono prioritarie. Processare i dati vicino al punto di raccolta può migliorare il controllo su quei dati.
I contro da non ignorare
Ogni scelta presenta sfide. Conoscere i limiti aiuta a evitare sorprese.
Multicloud:
- è complesso da gestire. Ogni cloud ha APIs diverse, strumenti diversi, politiche di sicurezza diverse. Coordinare tutto richiede competenze e sforzo.
- può costare molto se non si pianifica bene. Spesso i costi nascosti emergono nel traffico dati, nei trasferimenti, nei servizi che sembrano simili ma costano diversamente su provider diversi.
- la compliance e la governance possono diventare difficili. Si deve garantire che le politiche di sicurezza, privacy e gestione dati siano coerenti su tutti i provider.
Edge computing:
- risorse limitate sui dispositivi: CPU, memoria, energia possono essere vincoli severi. Non tutto si può elaborare localmente.
- mancanza di standard unificati e pratiche mature: aggiornamenti, gestione distribuita, sicurezza su grandi reti di dispositivi edge sono difficili da orchestrare.
- rischio di costi nascosti su hardware, manutenzione, logistica fisica. Anche se si risparmia su banda o latenza, serve investire in nodi, reti edge, personale qualificato.
Possibile approccio ibrido: il meglio dei due mondi
Non è obbligatorio scegliere solo multicloud o solo edge. Molte aziende vincono mescolando i due approcci. Un’architettura ibrida può:
- alleggerire la latenza nei casi dove serve, con edge, e spostare carichi meno critici sul cloud.
- migliorare resilienza e flessibilità: se un nodo edge o un provider cloud ha problemi, gli altri intervengono.
- ottimizzare i costi: usare il cloud per storage massiccio e scarsa urgenza; edge per risposta immediata.
Conclusione
In definitiva, la decisione dipende da obiettivi molto concreti: latenza, costi, sicurezza, governance e requisiti contestuali. It’s Prodigy suggerisce di partire da una valutazione dettagliata. Analizzare use case, traffico, distribuzione geografica, normative. Solo così si progetta un’architettura che funziona davvero.